Non vogliamo mentirvi: promuovere l’uso della bicicletta in Italia in questo momento ci mette in una posizione difficile. Con quale coraggio consigliare alle persone di sostituirla alla macchina per i propri spostamenti quotidiani, di sceglierla per portare a scuola i propri figli o per godersi una vacanza rilassante, quando quello che riceviamo quotidianamente dalle strade sembra quasi un bollettino di guerra? 

Gli incidenti sono troppo frequenti, e purtroppo a volte fatali. Si tratta di un problema non solo italiano – a pochi giorni di distanza dalla morte della diciannovenne atleta Sara Piffer stessa sorte è toccata ad un altro atleta britannico, Aidan Worden, di un anno più giovane di Sara, anche lui mentre si allenava con la sua squadra – ma la cosa non ci consola. 

Ragazzi come Sara e Aidan sono più esposti solo perché passano più tempo in strada di chi ne fa un uso più utilitario o di svago, ma la mancanza di infrastrutture e prima ancora, più grave, di cultura, riguarda tutti. 

Riguarda chi sceglie la bici, chi vorrebbe farlo ma non si sente tranquillo, chi ancora non ci ha nemmeno pensato perché semplicemente non vede ciclisti in strada, e senza esempi, si sa, non si genera nemmeno quella sana emulazione che è alla base di certe abitudini. 

Il fatto che esistano anche conferme opposte di come sia possibile ottenere dei cambiamenti positivi in poco tempo agendo in modo incisivo sulle regole e sulle abitudini delle persone, come dimostra Bologna Città 30, ci conforta, certo, ma non fa la differenza se resta un esperimento isolato, contestato e osteggiato persino in presenza di numeri parlanti.

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Comune di Bologna (@comunedibologna)

Del resto è noto che di questi tempi numeri ed evidenze sembrano contare poco di fronte alle convinzioni purtroppo radicate di chi non crede nella necessità di un cambiamento e non vede alternative al mondo a cui siamo abituati. 

A volte, insomma, ci sentiamo un po’ come Don Chisciotte a cavallo del suo Ronzinante, lancia in resta contro i mulini a vento. Niente più finanziamenti per le ciclabili, budget sufficienti a costruire una rete ciclabile da fare invidia ai Paesi Bassi spesi per fantomatiche opere di cui nessuno sente la necessità, aggiornamenti normativi che penalizzano i mezzi “deboli” sulla strada e tutelano sempre e solo le automobili. Perché dovremmo credere ancora che valga la pena investire sulla bicicletta?

La risposta è semplice. Perché noi in bici ci andiamo, e sentiamo sulla nostra pelle cosa significa pedalare. Sappiamo quanta differenza possa fare nella vita delle persone. In termini di salute, di benessere, di risparmio, di convivenza civile, di tutela dell’ambiente e del territorio, di costruzione di comunità, e soprattutto di quel valore che nessun bilancio tiene mai in considerazione: la felicità. 

E siccome siamo fermamente convinti che lo scopo di un’azienda non debba essere soltanto quello di fare profitto (per carità, necessario nella misura in cui consente all’azienda stessa di sopravvivere e di pagare gli stipendi delle persone che ci lavorano) ma piuttosto quello di portare valore nel tessuto sociale e culturale di una comunità, noi scegliamo di continuare a credere nelle due ruote. 

Ecco perché il nostro impegno in questa direzione non solo prosegue, ma cresce ancora di più, per dare vita a nuovi progetti che ci stanno a cuore. 

Dietro le quinte, Clorofilla sta investendo in modo importante per far crescere la sua vocazione a fornire soluzioni per un mondo sempre più ciclabile. Lo staff si è da poco arricchito con l’ingresso di un giovane progettista con un’importante esperienza nel settore per accelerare lo sviluppo delle idee che non ci mancano mai e con cui ci impegniamo a sorprendervi nei prossimi mesi.

Quella che abbiamo in mente è forse un’utopia, come il nome che abbiamo dato a questo magazine, ma siamo dell’idea che il mondo abbia più bisogno che mai di guardare ad orizzonti lontani e forse irrealizzabili, ma che ci aiutino a tenere alta la testa e a continuare a camminare nella direzione giusta.